A Harpa
Prende, arrebata, enleva, atrai, consola
A harpa tangida por convulsos dedos,
Vivem nela mistérios e segredos,
É berceuse, é balada, é barcarola.
Harmonia nervosa que desola,
Vento noturno dentre os arvoredos
A erguer fantasmas e secretos medos,
Nas suas cordas um soluço rola…
Tu’alma é como esta harpa peregrina
Que tem sabor de música divina
E só pelos eleitos é tangida.
Harpa dos céus que pelos céus murmura
E que enche os céus da música mais pura,
como de uma saudade indefinida.
João da Cruz e Sousa
L’ arpa
Prende, strappa, riaccende, attrae, consola
L’arpa pizzicata con dita irrequiete
Vive nei misteri e nei segreti,
È berceuse, è ballata, è barcarola.
Armonia nervosa che rattrista,
Vento notturno dentro gli alberi
Resuscita fantasmi e segrete paure,
Nelle sue corde un singhiozzo rotola…
La tua anima è come quest’arpa pellegrina
Che ha il sapore di una musica divina
E solo per gli eletti è pizzicata.
Arpa dei cieli che per i cieli mormora
E che riempie i cieli di musica più pura,
Come di una nostalgia indefinita.
(Traduzione Isidora De Camargo)
João da Cruz e Sousa (1861-1898)
Figlio di schiavi liberati fu adottato, cresciuto ed educato dagli ex padroni che non poterono avere figli e si presero cura della sua istruzione con insigni precettori.
Le sue opere non furono accettate dai critici e dal pubblico del tempo.Morì prima di compiere trentasette anni di tubercolosi.
Cruz e Sousa oggi è riconosciuto come uno dei maggiori poeti simbolisti del Brasile.
La poesia “A Harpa” è tratta dalla pubblicazione postuma “Ultimos Sonetos” (1905) .