di ROBERTO GIULIANI
Da quando al Conservatorio “S. Cecilia” di Roma è approdata la nuova insegnante, l’arpa è uscita dal silenzio ed è tornata all’ attenzione degli studenti e degli insegnanti. Non appena arrivata, Isabella Mori ha infatti iniziato a cercare di risolvere i problemi posti, tra l’altro, dal ridotto numero di iscritti, e a sensibilizzare all’ argomento arpa l’istituzione e i colleghi.
In pochi mesi, attorno al suo insegnamento è riuscita ad attrarre sia le realtà interne più sensibili, sia alcune delle realtà cittadine, fino a coinvolgere insegnanti e concertiste dall’intero territorio nazionale.
Interrogarsi non solo sui problemi dello studio dell’arpa, tra vecchio e nuovo ordinamento post-riforma, ma anche sulle sue potenzialità e prospettive, è stato uno dei principî ispiratori dell’Open Day dedicato all’arpa, da lei fortemente voluto e poi realizzato nella bellissima Sala Accademica del Conservatorio il 30 aprile scorso, alla presenza di un folto pubblico, proveniente da più realtà formative.
La “non stop” di sei ore – mai credo si era sentita tanta musica per arpa a S. Cecilia! – è iniziata con la performance delle allieve della classe di arpa del Conservatorio: Paola Cultrera, Aurora Vari, Chiara Santoro e Giulia Bigioni, che hanno eseguito musiche di Nadermann, Salzedo, Piernè e Tournier.
A seguire la sezione Arpe in duo, nella quale Nazarena Recchia e Maria Rosa Fogagnolo (docenti di arpa rispettivamente nei Conservatori di Verona e di Perugia), hanno eseguito le Five Jewish and Yiddish Songs di Mutto.
Aumentando sempre più nell’organico, è stata poi la volta dei diversi Ensemble del CeSMI – Centro Sperimentale Musica Infanzia: Giovin Celli, Promessi Flauti, Suzuki Tour Group ed Ensemble Arpe, quest’ultimo coordinato dalla tutor Katia Catarci; in programma un colorato mosaico con musiche di Renié, Pachelbel, Brahms, Casals, Smith, Schubert, Haendel, Genín, Boccherini, Šostakovič, Mancini, Purcell, Rossini.
All’ interno della giornata hanno poi trovato accoglienza due momenti della rassegna Alziamo il volume. Incontri con l’Autore, curata da Carla Conti e Roberto Giuliani, e giunta all’ottavo anno con all’attivo oltre cento eventi dedicati alla presentazione di libri, cd, dvd, progetti di ricerca ecc. Il primo momento è stato dedicato al libro Le corde dell’anima (Milano, Curci, 2014), scritto da Elena Zaniboni, già definita la “Michelangeli dell’arpa”, che in compagnia di Giuliani ha ripercorso le tappe più significative della sua carriera (ricordate dai punti di vista umano, professionale e didattico), fornendo un grande esempio di profondità e serenità, oltre che un importante spaccato della vita musicale italiana e internazionale.
Dopo questo tuffo nel recente passato, è stata la volta della Sonata per flauto e arpa, dedicata dall’allora ventiseienne Nino Rota alla grande Clelia Gatti Aldrovandi; a interpretarla,Isabella Mori e Franz Albanese, e a seguire la seconda presentazione, con protagonista il volume di Lucia Bova, docente di arpa al Conservatorio O.Respighi di Latina, intitolato L’arpa moderna (Milano, SuviniZerboni, 2008), dedicato alla storia, al repertorio e alla prassi esecutiva dello strumento, con una particolare enfasi sulle specificità della produzione novecentesca.
La giornata si è conclusa con un interessante dibattito al quale hanno partecipato le arpiste impegnate nella giornata, che hanno affrontato in particolar modo i problemi posti dall’assenza dello studio dell’arpa nei primi gradi scolari, dalla delicata gestione dei percorsi cosiddetti preaccademici, dalla necessità di revisione dei piani di studio, dalla opportunità di un maggior raccordo tra le diverse fasi della formazione e tra il momento didattico e quello professionale, toccando ovviamente anche nervi scoperti della crisi del sistema musica e delle orchestre, crisi che sta colpendo da anni l’Italia.
Se però proprio da uno strumento apparentemente delicato e appartato come l’arpa può giungere un grido così alto e articolato (che ora si spera contagi anche altri strumenti a rischio per calo di iscrizioni), vuol dire che una speranza ancora c’è, e che studentesse e studenti dotati, accompagnati nel loro percorso formativo da abili didatti-concertisti, possono ancora brillare nel contesto nazionale e internazionale, tenendo viva una tradizione che è sempre stata di assoluto prestigio.