Nella bella sala della Biblioteca del Conservatorio Giovanni Battista Martini di Bologna, ha avuto luogo il primo convegno di studi storici dedicato al repertorio arpistico organizzato dall’Associazione Bochsa, a cura della Prof.ssa Paola Perrucci.
Farò un breve riepilogo degli argomenti trattati, sperando che eventi come questo possano ripetersi.
Nel primo intervento della giornata, Mara Galassi ha esposto le sue ricerche su Charles Nicolas Bochsa trascrittore di musica barocca, corredate da esecuzioni sullo strumento a movimento semplice di pedali che Lorenzo Montenz ha gentilmente reso disponibile (arpa Antonine Chaillot, 1795).
L’elenco completo delle composizioni di questo musicista, di cui abbiamo appreso notizie biografiche molto interessanti, supera i tremila titoli e si tratta di opere diffuse in tutto il mondo.
Mara ha fatto una distinzione tra trascrizione e arrangiamento o elaborazione e ci ha spiegato che l’atto improvvisativo su un tema antico, spesso adottato da Bochsa, era già di per sé una trascrizione.
Abbiamo visto come questo compositore trascriveva e arrangiava opere di Händel, J.S.Bach e di molti altri autori, tra i quali anche Mozart.
Alla fine del suo Metodo op.60 si trovano due fughe di Händel e 2 fughe di J.S.Bach, quest’ultime tratte dal Clavicembalo Ben Temperato.
Significativo come Bochsa fornisca indicazioni precise sulle diteggiature della prima fuga in do maggiore di J.S.Bach, scelta probabilmente perchè le voci sono distanti (mano destra lontana dalla sinistra sulla cordiera) e per il carattere adatto al nostro strumento, mentre l’altra, dello stesso autore, in mib maggiore, il cui tema è tratto dai Fiori Musicali di Frescobaldi, non presenta diteggiature. Mara ha eseguito una parte di quest’ultima bellissima fuga, la cui divisione in quattro, indicata nel manoscritto autografo, la rende estremamente suggestiva. Il pianista Carlo Mazzoli è intervenuto affermando che nelle edizioni più antiche il tempo di questa composizione venisse indicato come lento mistico. In effetti nelle trascrizioni non è tanto la musica ad essere modificata, quanto la velocità in cui viene eseguita, spesso “rivisitata” nell’Ottocento. Questa diversa interpretazione della velocità di un brano si verifica anche nell’esecuzione sullo strumento a cui è destinato.
Mara esegue poi la Sacra Fantasia di Bochsa, dopo averci fatto ascoltare la versione originale orchestrale di Händel ed è impressionante come la sua trasposizione all’arpa solista sia fedele alla fonte.
Estremamente interessante anche la presentazione di un lavoro di Bochsa intitolato Panorama Musicale , una raccolta di sue elaborazioni dei principali temi di composizioni dal 1500 fino all’Ottocento, collegati tra loro da una sorta di “ponte musicale”.
Altro argomento trattato: l’arte di preludiare, pratica comune nel Settecento, raccomandata da Madame de Genlis che nel suo Metodo consiglia di praticare ogni giorno l’arte dell’improvvisazione.
Sembra che Bochsa improvvisasse anche su temi dati dal pubblico durante i suoi concerti!
Nelle sue trascrizioni ed elaborazioni sono presenti moltissime indicazioni sulle dinamiche e sui tipi di tocco, sulle differenti esecuzioni degli accordi arpeggiati. Abbiamo ascoltato vari esempi di come, a seconda del contesto, si dovesse eseguire un accordo o un ornamento.
Insomma, Bochsa prende la musica e l’adatta alla nuova arpa a pedali, restando fedele alla prassi barocca, indicata dettagliatamente, pur esprimendo l’estetica ottocentesca. Davvero emozionante e istruttivo questo lungo intervento di Mara Galassi!
Lorenzo Montenz ha affrontato il tema dell’evoluzione arpistica francese dal regno di Luigi XV fino all’impero, partendo da un confronto tra la tecnica del Novecento storico, prevalentemente meccanica (articolazione delle dita, postura, ecc..) e il concetto di tecnica dal Settecento a metà Ottocento, in cui l’estetica è il dato fisso, il termine noto.
Attraverso una serie di immagini iconografiche, ha evidenziato l’evoluzione organologica dello strumento, ma anche certe caratteristiche posturali dell’arpista, partendo da un dipinto di Eustache Le Sueur (Calliope, 1650).
Ha poi spiegato, anche attraverso esempi sulla sua Chaillot, le caratteristiche della prima musica scritta per arpa a pedali e il contenuto dei Metodi a partire da quello di Meyer (1763), dove predominano le indicazioni sull’accompagnamento, sull’esecuzione degli accordi e degli arpeggi, sul preludiare.
Abbiamo visto come Madame de Genlis nella sua autobiografia affermi che, in assenza di musica specificamente composta per arpa, si dedicasse alle sonate di D.Scarlatti , alle Suite di Händel e alle sonate di Alberti.
L’arte del preludiare viene anche ampiamente descritta nel trattato di J.B.Cardon (1784), probabilmente l’arpista più influente nella tecnica europea, attivo anche in Russia, addirittura considerato il padre di quella Scuola.
Bochsa indicava tre modi di suonare: accompagnamento, riduzione di parti orchestrali e esecuzione dei brani solistici.
Il virtuosismo si raggiungeva dopo aver imparato a preludiare e accompagnare.
Lorenzo ha spiegato, facendo esempi sullo strumento, anche la prassi esecutiva di Francesco Petrini, partendo dall’op.1 (Sonate dedicate al Cardinale di Rohan) e dall’opera 2 (raccolta di Arie e Danze).
Tutto questo ci conferma che le trascrizioni sull’arpa non provenivano esclusivamente dalla tastiera, ma che anche il linguaggio dello strumento ad arco influenzava la musica trascritta per noi.
L’esecuzione di Lorenzo della Sonata 16 n°1, detta La Pauline ha posto in evidenza vari passaggi di carattere violinistico.
Nei trattati antichi l’elemento base della tecnica non è quindi l’articolazione della singola nota, ma è il passage, il tratto, cioè un gruppo di tre o quattro note con una propria identità accentuativa. Altro elemento estetico fondamentale è la grazia, cioè il bel suono.
Soltanto F.J. Naderman nel 1834 tratterà per la prima volta nel suo Metodo l’articolazione della prima falange del dito.
Lorenzo Montenz sarà con noi anche a Villa Medici Giulini il 6-7 Ottobre, in occasione del Simposio Nazionale, poi effettuerà una serie di incontri al Conservatorio di Parma, dove uno degli argomenti trattati sarà l’interpretazione della musica per arpa dal periodo barocco fino a metà Ottocento.
Nella foto, Francesca Frigotto, docente di arpa al Conservatorio di Bologna, sperimenta alcune tecniche sulla Chaillot.
Paola Perrucci ha presentato una relazione sul General Course of instruction for the harp di C.N.Bochsa (1823) di cui esistono 4 appendici: “6 settimane” (guida giornaliera su come si deve studiare l’arpa), “Pupil’s Companion” (Studi), “Elegant Extract” (prezioso sussidio didattico) e “Anima di musica” (estetica e significato della musica).
Si tratta di un lavoro scritto quando il compositore si trovava a Londra, nominato primo professore di arpa alla Royal Academy of Music (tra i suoi numerosi allievi, Parish-Alvars).
Indirizzato sia all’arpa a movimento semplice che all’arpa a doppio movimento, è ricchissimo di istruzioni per l’interprete, anche molto singolari, come il braccialetto per mantenere corretta la posizione della mano sinistra, la molla per evitare il peso dello strumento sulla spalla, le istruzioni sulla durata delle vibrazioni delle corde.
Le indicazioni di diteggiatura sono diverse da quelle attuali (pollice +, indice 1, medio 2, anulare 3) e dovevano essere coerenti con la frase musicale; i preludi venivano indicati per favorire la memorizzazione e la conoscenza dei passaggi armonici, delle modulazioni (Paola fornisce vari esempi con l’ausilio di immagini e direttamente sullo strumento).
Oltre ai Preludi, sono presenti le Ariette tratte da Haydn, Mozart, Rossini. Molto accurate anche le indicazioni di metronomo, oggetto inventato nel 1816, i vari tipi di smorzati (Paola ha fatto alcuni esempi di smorzature gentili o con le dita rivolte verso l’alto), i suoni sdrucciolati (già introdotti da Krumpholz e dal visconte di Marin), i movimenti di pedali senza inserirli nell’incavo, gli effetti sulla vibrazione della corda, le tavole degli accenti, gli abbellimenti (diversificati nei tempi lenti e veloci).
Paola riferisce anche alcuni aspetti dell’attività di Bochsa e i suoi rapporti con la fabbrica Erard, paragonandolo a un moderno imprenditore.
Conclude con l’esecuzione di un esilarante brano di Bochsa intitolato. “Quattro ore e 5 minuti”, caratterizzato da un effetto speciale detto suono di campana.
Anche Paola Perrucci, che ringraziamo per queste sue preziosissime iniziative, sarà ospite al Simposio Nazionale di Villa Medici Giulini con una conferenza sulla musica contemporanea in Italia.
La Dott.ssa Annarosa Vannoni, bibliotecaria del Conservatorio G.B.Martini, ha parlato della tradizione dell’arpa a Bologna, partendo dagli strumenti conservati al Museo della Musica (una doppia e una tripla risalenti al periodo rinascimentale e barocco).
Ha quindi tratteggiato la storia della cattedra di arpa a Bologna dalle origini fino all’introduzione dei regi programmi nel 1930.
L’apertura del Liceo Musicale bolognese (solo nel 1942 diviene Conservatorio) risale al 1804 (primo liceo musicale pubblico in Italia), ma la cattedra di arpa viene aperta nell’anno scolastico 1884/85 quando il direttore era Luigi Mancinelli e il primo docente fu il napoletano Ferdinando Pinto (1849-1885), arpista del Teatro Carlo Felice.
Lo strumento acquistato dalla scuola fu commissionato a Michele Celentano e si trattava di una Pierre Erard rimaneggiata a 43 corde (prezzo 1100 lire) datata 1837. Attualmente si trova nel sotterraneo del Museo Medioevale di Bologna.
Pinto muore giovanissimo e viene nominato Michele Albano che rifiuta l’incarico, accettato in seguito da Adele Bati, arpista del Teatro Comunale di Bologna, allieva di Lorenzi. Costretta a chiedere continui permessi per motivi di famiglia e professionali, viene sostituita per un periodo da Rosalinda Sacconi, poi dal 1887/88 arriva Emma De Stefani Consolini, parmigiana, allieva di Lorenzi, già insegnante a Pesaro, che insegnerà a Bologna fino al 1928 (bellissimo il suo ritratto e altre foto d’epoca che abbiamo potuto vedere).
In questo periodo, grazie a lei, viene acquistata una Erard 47 corde datata 1860.
Questa illustre arpista si esibiva spesso in Consort di arpe (anche 32 insieme). Nel 1899 diresse un concerto per 24 arpe al Teatro Comunale di Bologna.
Nei suoi programmi si rileva il suo grande interesse verso i preludi e le improvvisazioni. Nel 1887 Emma De Stefani Consolini aveva partecipato e vinto il concorso per ottenere la cattedra di arpa.
I concorrenti erano 3, oltre a lei, Ester Pavesi e Eugenio Ceci. Tra i brani in programma le stagioni di Thomas, studi di Dizi, brani di Godefroid.
Emma Consolini fonda una grande scuola di arpa a Bologna, tra i suoi allievi ci furono Cleopatra Serato Ferrari, Maria Dongellini, Elodia Caselli, Venusta Rizzi, Vittoria Guerrini, Ada Ruata Sassoli, Margherita Cicognari.
La Dott.ssa Vannoni ci mostra i programmi che si dovevano eseguire per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nel 1913: comprendevano l’esecuzione di un brano da gran concerto, 12 studi scelti tra i 48 di Dizj, 1 studio di Schuecker, 1 studio di Bochsa, 1 studio di Posse, 1 brano da studiare in 3 ore, una prova a prima vista, l’armonizzazione di un basso, l’indicazione di diteggiature, alcune prove d’insegnamento e la storia dello strumento.
Al termine della relazione, ho preso accordi per poter consultare una storia dell’arpa scritta da Emma Consolini e alcuni suoi preziosi appunti. Si tratta di carteggi di grande valore storico per noi.
Molto interessante anche la conferenza di Carlo Mazzoli sull’evoluzione del pianoforte tra classicismo e primo romanticismo, con una parte dedicata anche alla letteratura in duo con arpa.
La giornata si è conclusa con le brillanti esecuzioni di un duetto di Giacomo Gotifredo Ferrari interpretato da Paola Perrucci (su arpa Erard 1933) e Carlo Mazzoli, della Sonata K466 in fa minore di Domenico Scarlatti eseguita da Agatha Bocedi e della Sonata in do maggiore di J.Haydn eseguita da Agnese Contadini, entrambe allieve del Conservatorio di Parma.
Agatha Bocedi
Agnese Contadini
Una giornata bellissima. Grazie a Paola Perrucci, Francesca Frigotto e a tutti coloro che hanno reso possibile questo evento.
Emanuela Degli Esposti