Didattica

Elisabeth Fontan-Binoche a Cosenza

Dal 5 al 7 gennaio 2009 Elisabeth Fontan-Binoche ha tenuto una Master Class di arpa presso il  Conservatorio di musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza. I partecipanti effettivi sono stati più d’una ventina, provenienti dalla Puglia e dalla Sicilia oltre che dalla Calabria.

Il ciclo di lezioni ha rappresentato anche un momento preparatorio in vista del primo Concorso Internazionale di esecuzione arpistica “Marcel Tournier” che si terrà a Cosenza dal 28 al 30 ottobre prossimi, su iniziativa del Conservatorio “Giacomantonio”, in particolare della docente di arpa Albarosa Di Lieto, con il sostegno dell’Amministrazione Provinciale e della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati. Come per la Master Class, anche per il concorso gli strumenti saranno forniti dalla ditta Salvi di Piasco.

A Elizabeth Fontan-Binoche, che  sarà componente della commissione di questo concorso intitolato al suo maestro, abbiamo rivolto alcune domande al termine della Master Class.

Madame Fontan-Binoche, dedicandosi all’insegnamento da diversi decenni, ha notato differenze fra le generazioni di arpisti?

Insegno sin dal 1958, dunque posso fare dei paragoni. Fra gli studenti, come sempre, rimane la distinzione per talento, fra chi ne ha di più e chi meno. Il più evidente segno di cambiamento che ho potuto notare col passare del tempo è nel comportamento, anche perché i professori di oggi sono più indulgenti verso gli allievi. E questi, inoltre, cominciano a esibirsi da piccoli e troppo spesso. La cosa è un’arma a doppio taglio: rischiano di adagiarsi sugli allori e perdere serietà e motivazione allo studio. D’altra parte, gli studenti attuali ascoltano di più, possono seguire un maggiore numero di concerti. E fanno più musica da camera, spesso con i maestri. A Cosenza, per esempio, ho avuto modo di apprezzare il Daphne Chamber Group, diretto da Albarosa Di Lieto, attivissima e instancabile docente. Nei conservatori i corsi di arpa sono cresciuti di numero e questo è senz’altro un bene. Si avvicina più pubblico, si diffonde più musica.

Nella nuova generazione di arpisti ha notato differenze su base geografica? 

Sì. Trovo che ci sia molta musicalità in Italia, che ci si dedichi all’educazione musicale. In tutti gli insegnanti italiani riscontro una profonda coscienza professionale e la capacità di instaurare un rapporto stretto con gli allievi, che così sono sereni, felici di suonare.

Le viene riconosciuto il grande merito di dare diffusione internazionale alla letteratura per arpa, lo strumento è ben conosciuto anche grazie alla sua intensa attività concertistica. Che cosa suggerisce ai giovani arpisti per dare un contributo a questa opera di diffusione, per seguire le sue orme?

Se si hanno i mezzi bisogna viaggiare e seguire i grandi concorsi per farsi un’idea del livello degli altri. E parteciparvi non solo per vincere, ma perché il confronto è fondamentale per migliorare. Bisogna ascoltare sempre molta musica quando si è studenti e poi stimolare la vita culturale  attraverso manifestazioni, progetti, rassegne… Un’opera meritoria è quella svolta da Emanuela Degli Esposti e Anna Pasetti, fondatrici dell’Associazione Italiana dell’Arpa.

Dopo la Master Class a Cosenza, due parole sulla sua esperienza in Calabria. Le impressioni ricevute sono di sorpresa o di conferma rispetto alla sua idea di questa parte d’Europa?

Io intraprendo un viaggio senza pregiudizi. A Cosenza mi sono trovata meravigliosamente bene. L’accoglienza è stata calorosa, sono stata trattata con molta gentilezza anche dagli estranei, per strada. Nelle persone che ho incontrato ho notato tanto “cuore”. È incredibile, nei miei viaggi non avevo mai ricevuto un’impressione di questo tipo. E mi ha colpito molto positivamente l’atmosfera serena e produttiva del Conservatorio di Cosenza.

Traduzione di Alexandra Imparato


Questo articolo é stato pubblicato da
Pia Tucci