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Ferdinando Paër

Qualche anno fa, seguendo le preziose indicazioni di Mirella Vita, ho trovato un bel brano originale per arpa (la copia della stampa francese edita e firmata dall’autore) scritto da un compositore nato a Parma nel 1771: Ferdinando Paër.
Ho pensato di proporlo tra i brani d’obbligo del VI Concorso internazionale Suoni d’arpa e, dato che è basato su un’aria veneziana molto in voga verso la fine del XVIII secolo: “Parona compatime“, ho pensato di contattare Patrizia Di Paolo, presidente dell’Associazione “Musica a Palazzo” e le ho chiesto di ospitare un concerto premio nel 2017  dedicato al repertorio per arpa ispirato a Venezia . Il concerto avrà luogo nello splendido Palazzo Barbarigo Minotto e la nostra associazione è molto onorata di questa prestigiosa collaborazione. 
Paër fu attivo nella città lagunare nel 1792, presso il Teatro San Samuele, conosceva l’arpa e sapeva scrivere molto bene per il nostro strumento. Ringrazio dunque la Ut Orpheus per averlo pubblicato, Lorenzo Montenz per aver effettuato la ricerca biografica e Alessandra Ziveri per averci aiutato con la stampa.
(Emanuela Degli Esposti)

Paer 1819

Ferdinando Paër ritratto nel 1819

Ferdinando Paër

a cura di Lorenzo Montenz

Ferdinando Paër nacque a Parma il 1 Giugno del 1771: a quel tempo il padre Giulio era “professore in soprannumero di corno da caccia” nell’Orchestra Reale del duca Ferdinando I (1765-1802), ruolo che seguiterà ad occupare come effettivo dal 1778 fino alla morte avvenuta nel 1790. Maestri del giovane Ferdinando furono il padre, Gaspare Ghiretti e Gian Francesco Fortunati. Nel 1791 compose per la Corte ducale il melologo Orphée et Eurydice, e l’anno successivo Circe, la prima delle sue 54 opere. Il successo degli esordi gli guadagnò negli anni della giovinezza scritture nei più importanti teatri d’Italia: Venezia, Padova, Firenze, Napoli, Roma e Bologna.

paer 2 teatro

Teatro San Samuele a Venezia

Nel 1792 gli venne offerto l’incarico di “Maestro di cappella onorario” della corte ducale di Parma e, nel 1797, quello di “Maestro sostituto di tutti i regi servizi”. Nel 1798 accettò l’offerta di Kapellmeister presso il Kärntnertortheater di Vienna, ruolo che ricoperse fino al 1801. Gli anni della capitale asburgica furono particolarmente significativi per la formazione musicale del giovane Paër: qui il gusto musicale era dominato dall’opera di Gluck, Haydn, Salieri e Mozart. Nelle opere degli anni viennesi si assiste ad una progressiva integrazione del lineare stile napoletano delle opere pregresse con la tipizzazione dei caratteri e l’esplorazione dell’uso espressivo dei timbri strumentali.

Dopo Vienna fu la volta di Praga e, nello stesso 1801, di Dresda. Fu qui che, nel 1806, Napoleone assistette alla rappresentazione dell’Achille: l’imperatore fu talmente impressionato dalla forza espressiva della musica di Paër da richiedere al Principe Elettore Federico Augusto III che il compositore passasse al suo servizio. Fu così che il 14 gennaio 1807 Paër veniva assunto come “Compositore di corte di Sua Maestà Imperiale” con un contratto che non solo gli accordava un favoloso trattamento economico, ma gli consentiva pure quattro mesi annuali di permesso per onorare impegni artistici personali. Oltre alla direzione del Teatro di corte egli doveva prendere parte come cantante e accompagnatore ai concerti della musica privata dell’imperatore e insegnare canto all’imperatrice Maria Luigia. I molti impegni di quel periodo furono certamente un elemento che ne frenò la vena compositiva, limitando spesso il suo lavoro a brani strumentali di circostanza, ma molti critici sostengono che a ciò contribuì pure il gusto musicale fortemente conservatore della corte napoleonica. Agnese, l’unica opera che realmente emerge nella produzione di quegli anni, fu infatti composta durante un suo soggiorno a Parma. E’ certo però che l’imperatore apprezzò il lavoro di Paër poiché nel 1812 lo chiamò a succedere a Spontini nella direzione del Théâtre Italien.

La caduta dell’impero napoleonico e la restaurazione della monarchia borbonica segnarono un cambiamento di stile e di cultura musicale al quale Paër faticò ad adeguarsi; la critica lo accusò sempre maggiormente di essere la causa del declino del teatro italiano e nel 1815 gli fu imposto di lasciare la direzione del Théâtre Italien. Solo con l’avvento al trono di Luigi XVIII Paër ritornò protagonista della vita musicale parigina venendo nominato direttore della Cappella Reale, Ispettore degli studi musicali e Professore di composizione al Conservatorio di Parigi.

Le numerose onorificenze che ricevette negli ultimi anni non bastarono a riaccendere la sua vena creativa e le sue composizioni si limitarono a opere di circostanza. Morì il 3 maggio del 1839 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise; le orazioni funebri furono pronunciate da Carafa, Berton e dal giovane Charles Gounod, allievo di Paër .

Le variazioni per arpa ora edite furono composte durante il lungo periodo parigino. Sappiamo con certezza che Ferdinando Paër collaborò con Naderman e Bochsa e che conobbe Sophia Corri. Il tema delle variazioni viene fornito da un’arietta veneziana (genere allora assai in voga) che fu utilizzata pure da G. Paisiello (La discordia coniugale, 1792) e da Alessandro Rolla. L’opera, che rientra nelle composizioni di circostanza, è dedicata alla principessa Louise d’Orleans, Mademoiselle de Chartres. Questo titolo ci permette di identificarla con la principessa Louise Marie Adelaide di Borbone-Orleans, figlia di Filippo Égalité e sorella del re Luigi Filippo. Fu allieva di madame de Genlis insieme alla quale è ritratta, bambina, nel celebre quadro di J. B. Mauzaisse. Fuggita dalla Francia insieme alla sua istitutrice nel 1792 vi farà ritorno solamente dopo la caduta dell’impero napoleonico. L’opera deve essere stata composta non prima del 1824 in quanto la dedica reca l’intitolazione S.A.R. ( Son Altesse Royale) che verrà concessa alla famiglia d’Orléans dal re Carlo X solo a partire dal 22 settembre di quell’anno.

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Madame de Genlis e Louise Marie Adelaide di Borbone-Orleans (La lezione di arpa, dipinto da J.B.Mauzaisse nel 1791)

Testo dell’aria

Parona compatime taser non posso più, nessuna quanto ti, a prima vista subito, mi ha fatto inamorar. Za so che non son quello che porti scritto in sen, ma per piesel ve suplico, lassame almen sfogar. Cosa che pagheria, cara Bettina mia, che me volessi ben, cara Bettina mia, che brio che portamento, che grazia che sestin. Oh Dio, che bel visin, che ochio pien de spirito, che penera nel sen in verità, ch’le xe un bocconcin da re. Che se no vado in estasi, xe amor che me trattien, cosa che pagherei, cara Bettina mia, che me volessi ben.

PAER COPERTINA

L’anteprima del brano:

http://www.utorpheus.com/pub/pdf_musiche/hs225.pdf

Riferimenti bibliografici

F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, 1867, pp. 402-405; G. Castellani, Ferdinando Paer, in Dizionario biografico degli italiani, 80 (2014); G.P. Minardi, Paer, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, 1988, pp. 498-500; S.L. Balthazar – J. Budden, P., in The New Grove dict. of music and musicians (ed. 2001), XVIII, pp. 882-885; G. Castellani, Ferdinando Paer Biografia, opere e documenti degli anni parigini, Bern 2008; Ferdinando Paer tra Parma e l’Europa, a cura di P. Russo, Venezia 2008.

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Palazzo Barbarigo Minotto, sul Canal Grande

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una delle sale da concerto a Palazzo Barbarigo Minotto

http://www.musicapalazzo.com/


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.