La legge n° 4001/2010 del governo del Paraguay dichiara l’arpa “Strumento simbolo della cultura musicale nazionale”.Ho sempre invidiato gli irlandesi perchè sulle loro monete è stampata l’arpa del re Brian Boru, quindi potete immaginare come mi sono sentita quando ho saputo che il governo del Paraguay ha dichiarato per legge che l’arpa è simbolo della cultura nazionale!Lo scorso ottobre ho avuto la fortuna di suonare al VII “Festival Mundial del Arpa en Paraguay”, un evento atteso con ansia da un pubblico internazionale che sta in fila per ore pur di assistervi.
il teatro Ignacio Paine di Asuncion
Tutti noi conosciamo il Brasile, l’Argentina, il Cile, ma in pochi saprebbero anche solo localizzare il Paraguay. Fino alla metà del XIX secolo il Paraguay era un’”oasi felice” in mezzo a paesi sconvolti da continue guerre; si dice addirittura che non ci fossero mendicanti, affamati o ladri, e che non ci fosse bambino che non sapesse leggere o scrivere. Era un paese economicamente e culturalmente molto avanzato ma molto chiuso e ligio a una politica protezionista che escludeva le potenze vicine. Questo comportamento era molto mal visto dai limitrofi Brasile, Argentina e Uruguay, e dalla Gran Bretagna che si unirono e scatenarono la guerra passata alla storia con il nome di “Guerra della Triplice Alleanza”. Nel conflitto morì più del 60% della popolazione del Paraguay (alcuni storici parlano di numeri anche più elevati) e se parlate con un paraguayano vi racconterà di quella guerra come fosse stata ieri e vi avesse partecipato lui stesso. Il paese non è più tornato quello di prima della guerra, ma la cultura e le tradizioni , arpa inclusa, sono più vive che mai. L’arpa Paraguayana è molto diversa dalla nostra arpa classica, o dalle arpe rinascimentali da cui ha origine, e l’entusiasmo e l’originalità di chi la suona è qualcosa di unico. Molto spesso gli esecutori sono autodidatti che abitano in zone remote del paese e sviluppano uno stile completamente personale diverso da tutti gli altri e capita che al musicista venga dato un soprannome ispirato al suo modo di suonare.
Ana Maria Scappini con Marlene Sosa Lugo, e Nicolas Caballero
Le tre giornate del festival sono state molto intense e ricche di eventi e musicisti, ma era tutto organizzato alla perfezione grazie alle sue ideatrici Ana Maria Scappini e Marlene Sosa Lugo.
Ci sono stati molti eventi collaterali al festival: interviste radiofoniche, incontri con l’ambasciatore del proprio paese, masterclass e una serata in cui gli artisti stranieri sono stati insigniti del titolo di “Visitantes Ilustres”. Al festival sono sempre invitati arpisti e musicisti paraguayani e di altri stati dell’ America Latina, ma anche alcuni arpisti internazionali. La settima edizione è stata dedicata al celebre arpista Nicolas Caballero, uno dei più importanti arpisti paraguayani, che ha aperto la prima serata eseguendo il bellissimo inno nazionale del Paraguay. L’inizio dell’inno mi ricorda molto lo stile di Verdi e altri autori italiani! Il pubblico era molto partecipe ed esigente, e si commuoveva appena sentiva le prime note di un motivo popolare come il Pajaro Campana, o le prime parole di una canzone in Guaranì, la vera lingua del Paraguay. La terza serata si è svolta all’aperto nella grande Plaza Uruguaya invece che nel teatro Ignacio Paine ed è stata quella più sentita, è durata 3 ore, ma il pubblico era così carico e festoso che sarebbe rimasto ancora. Gli artisti sono riusciti a coinvolgere così tanto il pubblico con il loro entusiasmo e la loro musica, che la fine del concerto è stata come la fine di un bel sogno: ci siamo svegliati tutti e abbiamo capito che il festival, per quest’anno, era terminato. E’ stata un’esperienza unica e per dirla in lingua Guaranì: Aguyje Paraguay, grazie!
“Passo a Due” : Eleonora Volpato e Nicolò Vaiente