Iconografie dell'arpa

Il ritratto di Juliette Blait de Villeneuve

Il ritratto di Juliette Blait de Villeneuve

villeneuve

Jacques – Louis David, Ritratto di Juliette Blait de Villeneuve (1824); olio su tela, m 1,98 x 1,23. Parigi, Louvre.

 

Questa monumentale tela è stata scoperta dal mondo dell’arte solo nel 1997, quando venne donata dagli eredi della famiglia Clary alla società degli “Amici del Louvre”, che a loro volta la cedette al celebre museo. All’ epoca in cui dipinse il ritratto David si trovava in esilio a Bruxelles da diversi anni: l’ artista che da fervente rivoluzionario si era convertito al bonapartismo aveva infatti mantenuto la propria fedeltà anche dopo Waterloo, decidendo di trasferirsi nella capitale belga con altri illustri esiliati dell’ entourage napoleonico. Di essi faceva parte Baptistine-Julie Blait de Villeneuve, detta Juliette, la modella di questo quadro, che nel 1833 diverrà contessa di Clary. Juliette era nipote di Desirée Clary, regina di Svezia e Norvegia, e di Julie Clary, moglie di Giuseppe Bonaparte e regina di Napoli e di Spagna. Fu probabilmente Julie, a sua volta in esilio a Bruxelles, a saldare la cospicua parcella del pittore, circa 6000 franchi: una cifra notevole, tenendo conto che lo stesso pittore tre anni prima aveva ricevuto 4000 franchi per il doppio ritratto delle figlie dell’ ormai ex regina Julie.

Il motivo della fanciulla all’arpa appare di frequente nei ritratti del diciottesimo e diciannovesimo secolo: in un’ epoca in cui lo studio dello strumento era particolarmente in voga tra le giovani benestanti, ritrarre una fanciulla accanto all’ arpa era sia un modo per esaltarne le qualità tipicamente femminili di grazia ed eleganza che per ostentarne la posizione sociale. Senza dimenticare che, a livello puramente tecnico, si tratta di un ottimo espediente per dare sostegno ed equilibrio alla figura, soprattutto se ritratta in piedi.

Ecco allora Julie accanto ad un’ arpa monumentale, colta nell’atto di accordare- quasi che fosse appena rientrata da una passeggiata, come suggeriscono il cappello appeso al leggio e lo scialle indiano abbandonato sulla poltrona, e si accingesse a suonare. A prima vista la scena appare molto naturale: in realtà, però, nulla è lasciato al caso. Lo scenario è stato predisposto con cura come in una natura morta, organizzando gli oggetti in ordine rigoroso all’ interno della scatola prospettica formata dalla stanza. Le gambe della sedia e il piedistallo del leggio sono tagliati fuori dalla composizione, esattamente come se si trattasse di una fotografia scattata da una distanza ravvicinata: un escamotage che aumenta otticamente l’ imponenza delle due protagoniste, l’arpa e la fanciulla. Così come la giovane, anche l’arpa può vantare un alto lignaggio: si tratta infatti di un’ autentica Erard Empire con decorazioni in bronzo e pregiati lavori di ebanisteria,probabilmente di proprietà di Zenaïde, cugina di Juliette e allieva di Robert Bochsa.

L’anziano maestro utilizza qui tutti i suoi sapienti trucchi pittorici. L’arpa e l’elegante abito nero di Juliette conferiscono alla composizione un senso di monumentale dignità, mentre il sottile gioco di richiami tra il velluto porpora del tappeto e il tessuto scuro del vestito, tra il verde scuro della sedia e quello del dorso dello spartito accentuano la raffinatezza compositiva della tela. Lo scialle e il cappello, con le loro tonalità delicate, plasmano morbidi punti luce; il turchese e l’ oro della sciarpa, mentre catturano l’ occhio con la loro lucentezza, creano l’illusione di un fugace movimento che basta a spezzare la severità della composizione.

David, con consumata maestria, è riuscito qui a restituire perfettamente l’atmosfera di una sala da musica del diciannovesimo secolo. Un ambiente di cui l’arpa costituisce un prezioso complemento in quanto simbolo estremo di raffinatezza e affermazione sociale.

Jacques – Louis David morirà alla fine dell’ anno successivo dopo una breve convalescenza, senza aver avuto la possibilità di ritornare in patria: il ritratto di Juliette è il suo ultimo dipinto.

 

FRANCESCA FERRARESI

 


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.