Storia dell'arpa

In principio era il verbo

alma

Questo mio divagare intorno ad alcune etimologie, lontano da pretese musicologiche o linguistiche, è un gesto che nasce nel segno del «capriccio» e del «divertimento» e posso cominciare con il caro «c’era una volta» dell’infanzia, poichè il percorso che questa breve indagine ci impone, risale alla sorgente dei tempi, là dove favola, mitologia e realtà allentano i loro reciproci confini.

C’era dunque una volta la parola, materia che raramente è pretesto per la riflessione musicale, e c’era una volta l’Antichità – quella classica greca e romana – un immenso serbatoio di sapere che non ha mai cessato di esercitare la sua fascinazione sui posteri.

Innanzi tutto, è bene dire che la conoscenza nel passato è un sistema complesso, concepito per armonizzare il pensiero di discipline diverse rendendole comunicanti e permeabili. E così l’esplorazione musicale ci induce inevitabilmente ad errare negli universi simbolici della matematica, dell’astronomia, della fisica e della metafisica; ma soprattutto della medicina, scientia con la quale la musica ha diviso la culla nelle fucine pitagoriche della Grecia precristiana.

Gemelli di uno stesso parto, musica e medicina sviluppano dalla nascita un linguaggio comune di cui tuttora conserviamo le tracce. Termini come «tactus», «temperamento» o «alterazione», la medicina li cede di buon grado al musicista, mentre quest’ultimo, grato, offre in cambio al fratello dottore il «tono» muscolare o la fase «acuta» di una «grave» malattia.

A volte ancora, le etimologie della musica svelano realtà meno evidenti; in questi casi, la parola sembra voler divenire il contenitore esoterico di un sapere criptico, «riservato» e segreto.

Il termine latino chorda/chordae, per esempio, designa al tempo stesso le corde di uno strumento musicale e l’intestino, quel budello, cioè, che generalmente veniva e viene ancora utilizzato per la loro fabbricazione.

L’apparato digestivo (lo stomaco e l’intestino) ci dice, ancora all’unisono con la tradizione dell’antica medicina greca, A. Kircher nel suo Mundus Subterraneus (1682), corrisponde e si associa alla Terra; quest’ultima si formalizza in musica nella voce del Basso del contrappunto; il registro grave, la «selva oscura» dell’armonia, induce alla Malinconia, humore istabile e «celeste» che può indifferentemente infiammare l’ imaginatio del genio, dell’artista e del contemplativo o, se non temperata attraverso l’azione di effaci antidoti come il vino, può indurre alla prostrazione, alla depressione, alla furia e alla follia.

Gli strumenti a corda – strofinate, percosse o pizzicate – sono quindi i veicoli privilegiati di tutto il repertorio di humor malinconico. Che questo si traduca nella dissonanza e/o nei movimenti tardi e lenti (Zarlino) di enarmoniche stravaganze, o, ancora, nel capriccioso gesto estemporaneo di toccate, preludi e plaintes questo ha realmente poca importanza.

Volendo riassumere:

chorda (musica), intestino (anatomia), terra (astronomia-astrologia), basso (musica), malinconia (psicologia).

È chiaro! La parola è la sintesi di un percorso, di un iter concepito come la convergenza dall’esterno verso un centro comune di tutte le energie delle componenti che essa fa scendere in campo. La parola è il concentrato delle virtù magiche dei suoi significati, una sorta di principio attivo, pronta a reagire alla minima sollecitazione esterna e la musica ne sarà la serva e il compositore alle sue leggi dovrà accordare il suo estro e la sua penna.

Roberto Festa, fondatore di Daedalus Ensemble

http://www.turchini.it/it/residenze/ensembles/ensemble_dedalus/


Questo articolo é stato pubblicato da
Roberto Festa www.daedalusensemble.com