“L’arpa emette delle vibrazioni che guariscono il cuore, che portano pace nel mondo delle emozioni”
(Daniele Garella)
-
Gentile Maestro Garella, Lei è conosciuto dal mondo dell’arpa per il suo grande impegno e attenzione verso questo strumento, ci vuole raccontare i suoi primi ricordi e come si è avvicinato a questo strumento?
I primi ricordi risalgono all’infanzia e a una cetra a 15 corde presente nella mia casa. Avevo circa quattro anni ed ero l’unico in famiglia interessato a questo strumento: lo suonavo improvvisando per ascoltarne i meravigliosi suoni per me magici e onirici. Anni più tardi, ancora bambino, in Versilia, ebbi modo di “incontrare” e di suonare un’arpa a pedali nella casa di una mia parente. Fu quello il giorno in cui scoppiò il mio amore per l’arpa: ritrovai quei suoni onirici dell’infanzia in uno strumento che, però, aveva molte più possibilità espressive. Fu amore a prima vista, e per tutto il pomeriggio non mi staccai più dall’arpa. Quanti accordi e glissandi devo aver fatto: ricordo ancora oggi le vesciche che mi vennero alle dita e i forti dolori che poi ebbi alle mani, ma ero felice. Avevo iniziato da un anno lo studio del pianoforte e a quei tempi, in Italia, ancora più di oggi, ai ragazzini non era concesso di suonare uno strumento che si diceva “per femmine”. Così, dato che le mie mani viaggiavano abbastanza bene sulla tastiera orizzontale, tralasciai l’arpa, continuando con il pianoforte.
-
Da qualche anno le viene chiesto di comporre uno dei brani d’obbligo per il Concorso Internazionale Suoni d’Arpa; in effetti Lei è diplomato in Armonia Contrappunto e Fuga, in Composizione e Direzione di Coro, che difficoltà riscontra nel comporre per arpa e quali invece le soddisfazioni che riceve quando sente eseguire i suoi brani?
Tutte le difficoltà nascono sempre dall’ignoranza. Più si comprende, più tutto risulta semplice. Questo per dirle che le mie prime composizioni scritte per arpa (siamo intorno al 1993), risentivano di un’impostazione pianistica; poi con il passare degli anni, grazie anche a delle amiche arpiste e alla mia arpa celtica, ho cercato di comprendere l’essenza di questo strumento, con le sue particolarità e specificità. L’anno scorso, per comporre Heliopolis, un brano per trio d’arpa (che ho dedicato al trio EutArpe), ho preso in affitto un’arpa a pedali e mi sono messo a studiarla per entrare sempre più nella tecnica esecutiva e nelle possibilità espressive dello strumento. L’esperienza di avere per diversi mesi in casa un’arpa a pedali è stata per me così bella, così emozionante, che ho intenzione, direi davvero necessità, di comprarne una; potrò così inoltre realizzare un desiderio provato sino dall’infanzia. Per rispondere alla seconda parte della sua domanda, posso dirle che per un compositore non esiste gioia più grande se non quella di ascoltare eseguita, o di sapere eseguita, la propria musica. Le composizioni, infatti, sono un po’ come delle figlie, ed è bello saperle in viaggio per il mondo, sapere che sono apprezzate, amate, rispettate e, ancora di più, che sono divenute libere portatrici di Pace e di Armonia.
A questo punto sorge immediata una domanda: a chi è rivolta la sua musica?
Io amo l’arpa perché ho sempre avuto con la musica un approccio terapeutico: la musica guarisce, calma, rasserena. Questo era anche il sentire dei popoli antichi, dei greci, degli orientali, in India, in Persia, in Cina. Quindi nella misura in cui la mia musica è composta per l’Anima e per la Psiche, ed essendo le mie composizioni “consonanti”, essa si rivolge a chi tiene in alta considerazione la sensibilità, la bellezza e la spiritualità, a chi considera la vita emotiva e la vita interiore un valore assoluto per la propria esistenza. Per me la musica deve ispirare, deve aiutarci a ristabilire la connessione con la nostra essenza divina. Per questo già dagli anni in cui ero studente in conservatorio ho sempre evitato di comporre musica dissonante, tenendomi ben lontano da quel tipo di musica chiamata “musica classica contemporanea”, che autorizza gli artisti a riversare sugli ascoltatori le proprie angosce, le proprie disarmonie emotive e mentali facendo passare tutto ciò per arte. Perché mai una persona dovrebbe trarre piacere dall’ascoltare solo lamenti e negatività? Non è forse attraverso la dissonante musica contemporanea che il “compositore” dichiara di non sapere come elaborare le proprie ansie, di non sapere trasmutare l’oscurità in Luce? Non sono invece riusciti proprio in questo i più grandi compositori della storia? Mozart, Monteverdi, Vivaldi… costoro vivevano, come noi, in epoche difficili, se non anche drammatiche, eppure nella loro Arte si avverte la trasformazione delle difficoltà e delle fatiche quotidiane in opere di Luce, opere che ancora oggi sono un balsamo per l’umanità. Io ho sempre creduto che l’artista abbia un compito, un compito davvero essenziale: educare e celebrare le parti più luminose della vita.
-
Lei è stato per quasi venti anni Docente di Letteratura Poetica e di Storia del Teatro Musicale presso l’Istituto di Alta Formazione Musicale “Mascagni” di Livorno, cosa vede nei giovani studenti di oggi e cosa si sentirebbe di consigliare loro per un “futuro in musica” ?
Il mio percorso di studente di conservatorio e parallelamente di studente universitario è stato piuttosto deludente: la maggior parte dei docenti che ho incontrato aveva delle idee assai vaghe su cosa fosse la didattica e la pedagogia e le loro lezioni erano, almeno per me, poco stimolanti. Inoltre constatavo spesso quanto nei conservatori italiani l’attività formativa fosse male organizzata e i fondi economici scarsi. Ad esempio, quando componevo per orchestra non c’erano mai fondi, per noi compositori, per le prove orchestrali, mentre negli stessi anni un mio amico, studente di composizione al conservatorio di Berlino, aveva a sua completa disposizione ben tre orchestre. Così ai miei allievi ho sempre suggerito di viaggiare, di conoscere altre realtà, altri docenti, altri studenti, di fare un po’ come erano solito fare i musicisti del Rinascimento e dell’età barocca, quando non esisteva Internet e tutto veniva sperimentato sulla propria pelle.
-
Il Suo curriculum vanta davvero notevoli attività che spaziano da incisioni per importanti Case Discografiche, pubblicazioni editoriali di prestigio, nel 2007 ha vinto il premio letterario nazionale Tiziano Terzani e tra le varie attività è anche il Direttore Artistico del Festival Musica in Villa in cui ha ospitato moltissimi musicisti e numerosi arpisti, cosa le piace del suono dell’arpa e cosa pensa dell’influenza delle vibrazioni di questo strumento sull’uomo?
L’arpa emette delle vibrazioni che guariscono il cuore, che portano pace nel mondo delle emozioni. L’arpa è uno strumento che si appoggia sul petto e già questo ci dice dove risuona; ma l’arpa è stato anche uno dei primi strumenti creati dall’uomo e per questo ci racconta di una sua speciale capacità: quella di portarci “nel cuore” di mondi lontanissimi. Io sento con intensità che il suono dell’arpa aiuta gli esseri umani a connettersi con il proprio passato, e forse persino con le proprie precedenti incarnazioni e, al tempo stesso, con il proprio divenire luminoso. Simbolicamente, ma non solo, l’arpa è uno strumento angelico: in tante chiese e in tanti dipinti possiamo osservare Angeli suonare vari tipi di arpe. L’arpa è uno strumento che, come direbbe John Milton, ci offre le chiavi per accedere al Paradiso perduto.
-
Il Festival Musica in Villa si svolge nella Villa di Vico a Scandicci, ci vuole parlare di questo luogo e della sua realtà?
Alla Villa di Vico abbiamo creato da diversi anni un luogo d’incontro per coloro che sono “in cerca”. In cerca di Armonia, di Bellezza, in cerca di se stessi e di uno spazio accogliente dove, senza “sovrastrutture”, si possano condividere emozioni. Il luogo, oltre alla Musica, è stato dedicato all’Insegnamento del filosofo e pedagogo Omraam Mikhaël Aïvanhov e abbiamo creato, a tal fine, una Fondazione per divulgare il Suo Insegnamento, con un sito internet consultabile all’indirizzo :
http://www.fondazioneomraam.org/
Il Festival “Musica in Villa”, che quest’anno giunge alla XXII edizione, nasce nel lontano 1994 proprio da questa esigenza di condivisione emotiva: pubblico e artisti sono infatti in stretto contatto nell’intima “Sala della Musica” situata al piano terra della Villa di Vico, dimora storica del XV secolo, e proponiamo serate e composizioni che possano dare sempre linfa a questa nostra filosofia di vita. Nel corso degli anni abbiamo invitato a esibirsi anche moltissimi arpisti, tra cui possiamo ricordare, ad esempio, Ieuan Jones, Andrew Lawrence-King, Emanuela Degli Esposti.
-
Lei ha anche una Casa Editrice, pensa ci sarà spazio per una nuova collana di musica per arpa?
Abbiamo fondato da pochi giorni una Casa editrice: Stella Mattutina Edizioni. Pur essendo l’obiettivo della Casa Editrice quello di pubblicare parole, è stato subito evidente per me il desiderio di creare una collana dedicata all’arpa, ossia alla pubblicazione di spartiti per arpa e di saggi sullo strumento. Inaugureremo questa collana con un lavoro di trascrizione e di elaborazione dell’arpista Emanuela Degli Esposti e proseguiremo con una raccolta di mie composizioni per arpa solista dedicate al tema dei fiori.
-
Se qualcuno volesse seguirla ha un sito e/o un social network che vuole segnalare?
Tutte le mie attività sono “raccolte” nel mio sito personale:
http://www.danielegarella.com/
Ho anche una pagina Facebook e sono su Linkedin, ma in realtà mi manca sempre il tempo per dedicarmi a questi social network.
-
Gentile Maestro, La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato in questa intervista, ci vuole salutare con una poesia, una citazione o una frase secondo Lei importante?
Grazie a voi! Sì, mi piacerebbe terminare l’intervista con delle parole sulla Musica pronunciate da Omraam Mikhaël Aïvanhov: “Nella Natura tutto canta, tutto vibra, ogni essere emette delle vibrazioni che si propagano in onde musicali. Ecco perché si può dire che nella Natura tutto è Musica: C’è musica nei ruscelli che scorrono, nelle sorgenti che zampillano, nella pioggia che cade, nello scroscio dei torrenti, nel movimento ininterrotto degli oceani e dei mari. C’è musica nel soffiare del vento, nel fruscio delle foglie, nel cinguettio degli uccelli… La Musica della Natura risveglia costantemente il senso musicale dell’uomo e lo incita a esprimersi con uno strumento o con il canto. È per mezzo della Musica che l’uomo trasmette i suoi sentimenti, le sue sensazioni ed è tramite la Musica che egli esprime il suo sentimento religioso e che elabora i suoi dolori e le sue gioie, il suo amore e le sue esperienze più profonde. La Musica è un respiro dell’Anima, ed è tramite la musica che l’Anima si manifesta sulla terra. La Musica risveglia nella nostra Anima il ricordo della Patria celeste. È uno dei mezzi più potenti, ancor più potente della pittura, della danza, perché è immediato e istantaneo…. Immediatamente si risveglia in noi il ricordo che veniamo dal Cielo e che al Cielo dovremmo ritornare”.
Nadja Dornik interpreta “Les Amants” di Daniele Garella
I Concerti a Villa di Vico