Didattica

IPSE DIXIT

a cura di  Emanuela Degli Esposti

ipseCartolina Postale Fiorentina (1923)

Mia madre non aveva altra eredità da lasciarmi che la sua passione per l’arpa.

Le prime lezioni mi furono impartite da un maestro che avrebbe avuto bisogno di imparare lui stesso ciò che insegnava.

Non riceveva altro, come compenso, che un misero pasto consumato da noi e, dato che ripeteva le sue visite tre o quattro volte al giorno, la sua grande puntualità può fare immaginare il suo talento e la sua popolarità. In capo a tre mesi suonavo minuetti e allemande altrettanto bene, o almeno non peggio, del mio maestro.”

Principi per l’arpa di Johann Baptist Krumpholtz, raccolti e pubblicati da Jean-Marie Plane – Parigi 1800

L’esperienza mi ha dimostrato che ben sovente il grosso volume di un Metodo distoglie dallo studiare uno strumento chi ne aveva il desiderio, e fors’anche le migliori disposizioni; d’ordinario le lungaggini nel testo e la troppa abbondanza di esercizi spaventano l’allievo, il quale o lascia di botto l’impresa, o non fa che scorrere superficialmente un’opera che esso dovrebbe invece studiare, meditare, con ogni impegno, con tutta attenzione; e così il miglior Metodo, quello ove l’autore avrà sviluppati tutti i principi, accennate, chiarite tutte le risorse proprie del suo strumento, ove avrà raccolte tutte le nuove osservazioni utili all’arte, questo Metodo non farà che disgustare la maggior parte dé giovani scolari e tutt’alpiù ne otterrà un debole progresso.

E in vero non è da tacersi che la maggior parte di tali libri d’insegnamento sono compilati in maniera tale da non essere adattati alla capacità dé giovani principianti, e nemmeno al tempo che vien loro concesso per lo studio della musica, che per di più non deve servire che come un’arte di diletto, un ornamento di educazione.

Per questi è necessario un libro di poca mole, che, spoglio di ogni superfluo discorso, non contenga se non quanto è indispensabile a sapersi.”

Robert Nicolas Charles Bochsa – Petite Mèthode pour la harpe, op.61 – Londra, 1830

Strumenti a corde pizzicate: l’arpa. Questo strumento è essenzialmente anticromatico, vale a dire che le successioni per semitoni gli sono pressochè interdette. Ne diremo bentosto il perchè.”

Hector Berlioz – Grand traité d’instrumentation et d’orchestration modernes, op.10 – Parigi , 1844

L’arpista dell’800 poteva vantare una dote importantissima: dolcezza e potenza di tocco! Oggi, purtroppo, salvo qualche eccezione, queste qualità vengono trascurate, perchè ormai è di moda entusiasmarsi della bravura tecnica, aridamente tecnica, basata su acrobatismi non sempre interessanti. Oggi molti di questi arpisti, che amano la tecnica per se stessa, non come mezzo indispensabile per l’esplicazione dell’arte, trascurano completamente il tocco, viva fonte di espressione!

E’ proprio in grazia di quella dolcezza e potenza di tocco , di quella possibilità di cantare sull’arpa che nell’800 costituiva il vanto degli arpisti (specie degli arpisti italiani), che i grandi di allora, Berlioz, Liszt, Verdi, Boito, ecc… definirono l’arpa “strumento paradisiaco” ; i pubblici si entusiasmarono e si commossero, così che l’arpa segnò allora il culmine della sua parabola ascendente.”

Blanda Bagatti – Luce sull’arpa – Parma, 1930

I princìpi di base della scuola moderna del nostro paese per la produzione di un suono pieno e bellissimo sono due: il movimento del polso e l’articolazione delle dita.

Ogni movimento che si compie quando si lasciano le corde deve essere effettuato con il polso, ogni alternanza delle due mani mentre si suonano accordi, arpeggi, scale, trilli, tremoli, ecc.. sarà compiuto dal movimento dei polsi che , a seconda dei casi, potrà essere minimo o anche molto ampio, leggero o energico,

essenziale o profondo.” / “La proiezione del suono con tutto il dito – non solo con le falangi superiore e media – e con il simultaneo e attivo movimento del dito nel palmo, è uno dei principali fondamenti della scuola.” /

Ovviamente, ci sono infiniti dettagli che riguardano la posizione delle mani e la proiezione del suono, ma l’articolazione delle dita e il movimento del polso sono alla base del metodo moderno.”

Natalia Shameyeva – The development of harp music in Russia – Mosca, 1994

Jean-Jacques Rousseau nel suo libro “Emilio” o “L’educazione del bambino” andò così lontano da sostenere addirittura che un bambino non dovrebbe imparare a leggere e a scrivere fino a quando non ha compiuto dodici anni. Fino a questa età ogni conoscenza dovrebbe essere acquisita attraverso la musica e la danza. Il fatto curioso però è che, sebbene questo, che è uno dei più grandi trattati sull’educazione del fanciullo , sia stato scritto oltre cent’anni fa, la maggior parte delle scuole moderne ancora non se ne sono rese conto e continuano a tormentare i piccoli corpi, sforzandosi inutilmente di far appello alla loro intelligenza immatura attraverso la parola, che per i bambini significa ben poco.

Isadora Duncan – The art of the dance – New York, 1928

Il suono musicale giunge direttamente all’anima. E vi trova subito un eco, perchè l’uomo ha la musica in sé.

Wassily Kandinsky – Lo spirituale nell’arte -Murnau, Baviera, 1909

Insegnare lo strumento a un bambino può essere un grande privilegio. Tuttavia è anche un’enorme responsabilità esercitare una tale influenza sulla vita di un essere umano.

Trasmettere delle buone abitudini fin dal principio, significa evitare problemi futuri.

Si tratta di guidare il giovane studente nell’eseguire ciascuna nota secondo un ritmo preciso, con una buona postura, producendo un bel suono e un fraseggio corretto.

E’ importante che il maestro si proponga di guidare l’allievo sulla base dei più alti ideali e aspirazioni, senza alcun preconcetto. []

Anche se poi alcuni allievi decideranno di lasciare la musica, porteranno comunque con sé l’orgoglio di aver suonato egregiamente. L’esercizio dell’autodisciplina, l’abitudine al lavoro, e l’apprezzamento per la musica resterà sempre radicato e arricchirà le loro vite.

Susan Mc Donald – The private lesson -Music Works, Bloomington, Indiana 1983

 


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.