di RAOUL MORETTI
Prima di parlarvi delle arpe in america del Sud e dei suoi festival lasciatemi fare un preambolo.
La mia passione per le arpe del Sudamerica nasce agli inizi anni ’90 (ero ai primi corsi in Conservatorio). Un amico argentino mi regalò un cd di musiche tradizionali eseguite da un ensemble paraguaiano dove chiaramente l’arpa era protagonista. Fui folgorato dallo stile totalmente diverso e pirotecnico di esecuzione.Parlandone in ambito accademico scoprii che era una realtà totalmente ignorata, d’altra parte a quei tempi ancora poco conosciuta e diffusa era anche l’arpa celtica, per non parlare di tutte le altre declinazioni più o meno etniche o innovative.
La possibilità di diffusione e conoscenza sul web era ancora in fase “primitiva”.
Nel frattempo mentre terminavo il mio iter accademico coltivavo molteplici interessi artistici, in cui sentii la necessità di utilizzare arpa celtica, arpa elettrica….ma questo è un altro discorso!
Terminati gli esami alla facoltà di Scienze Politiche dovetti trovare un valido soggetto per la tesi, perché non mettere in connessione il mio mondo musicale con gli studi storici fatti?
Nacque la voglia di conoscere di più di quel cd famoso regalatomi anni prima, fu così che mi ritrovai ad indagare sulla storia dell’arpa paraguaiana in relazione alla storia del suo Paese. La mia tesi dal titolo “L’arpa paraguaiana: un esempio di transculturazione”ricostruisce i passaggi da strumento europeo a strumento liturgico regionale e da strumento folcloristico regionale a strumento nazionale.Non fu per niente facile ricostruire il tracciato: la bibliografia era ridotta, molti passaggi sono stati intuitivi ma l’incoraggiamento del mio relatore, il confronto con un etnomusicologo in America che indagava sui medesimi aspetti, furono determinanti.
Sono passati pochi anni ma davvero la situazione è completamente cambiata: il Paraguay usciva da una lunga e dura dittatura che aveva annullato la sua coscienza storica, sebbene fu la stessa dittatura a rendere l’arpa simbolo nazionale, ma servendosene come strumento propagandistico. Dalla fine della dittatura in poi si è sentita la necessitàdi porsi delle domande sulla propria origine, di conoscere i passaggi che hanno portato per esempio l’arpa ad essere così presente nella società paraguaiana. Gli arpisti paraguaiani sono stati sempre tra i più apprezzati in tutto il mondo nelle situazioni di intrattenimento, come sono i protagonisti in patria negli ensemble tradizionali. Ora in generale c’è un approccio più consapevole, una maggiore facilità di conoscenza, di scambio di informazioni, di volontà di approfondimento.
Nel mio piccolo ho portato il mio seminario in alcuni Conservatori in Italia, dove ancora le realtà sudamericane sono poche conosciute, ho intrecciato rapporti con valenti musicisti e professionisti che sono anche sul nostro territorio ed allo stesso tempo ho intrecciato rapporti con le realtà sul posto.
Nel 2012 fui invitato al Festival dell’arpa di Asuncion, oltre che a suonare, anche a tenere una master class sulla storia dello strumento.
Fui stupito del fatto che molti argomenti risultassero in qualche modo nuovi; è in atto ancora molta discussione sulle origini, nuove scoperte sono state fatte. Fu meraviglioso avere una cinquantina di studenti arrivati dall’interno su strade dissestate per apprendere queste nozioni, così come confrontarmi con alcuni degli autori che erano parte della mia bibliografia.
La situazione in Paraguay è molto interessante: si sono avviate delle scuole proprio nelle zone che furono storicamente fondamentali per la salvaguardia dell’arpa. Nonostante il problema delle risorse davvero tantissimi ragazzi frequentano i corsi dove si cerca di dare anche nozioni teoriche, in una situazione dove normalmente l’apprendimento avviene ad orecchio. Al festival ho potuto ascoltare incredibili virtuosi, il repertorio tradizionale è sentitissimo, ma l’operato delle direttrici artistiche del festival (che è ben supportato dalle istituzioni) ha fatto in modo che il pubblico si stia educando ad ascoltare proposte da tutto il mondo, destando interesse anche verso l’arpa classica per esempio (al momento esistono solo due arpe in tutto il Paese…).
Per noi europei trovarsi a suonare in un teatro di duemila posti con gente in fila ore prima per prendere posto è davvero esperienza speciale.
La formula di tre serate con più artisti è una formula che è applicata anche in altri festival dell’arpa sparsi in altre regioni dell’America Latina, dove anche qui si sta cercando di aprire ad artisti provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti . A carattere più locale godono magari meno dell’appoggio delle istituzioni, ma molti di loro si tengono in territori dove esistono tradizioni locali importantissime legate all’arpa, simili ma diverse tra loro: Venezuela, Colombia, Perù, Ecuador, Cile, varie zone del Messico.
Nel sud del Cile per esempio dalla passione di poche persone è nato un festival internazionale che conserva un carattere molto amichevole e di condivisione con gli artisti, ma in poche edizioni già di notevole livello e numeroso seguito di persone. In altri per esempio in Venezuela e Messico a fianco dei Festival sono nate delle scuole di arpe frequentatissime, dove stanno elaborando una didattica ex-novo partendo dalle tradizioni.
Alla base oltre che una voglia di condivisione di esperienze tra gli artisti , c’è sempre una grande passione verso lo strumento dimostrata da un incredibile seguito di pubblico ai concerti. Così come è impagabile l’affetto che dà il pubblico di Rio de Janeiro, il cui Festival è nella sua sostanza molto diverso dagli esempi precedenti, e che ha dalla sua il merito di focalizzare l’attenzione sull’arpa in tutte le sue espressioni per un mese intero con quattro concerti al giorno con artisti provenienti da tutto il mondo.
Le realtà tradizionali sudamericane, così come quelle celtiche sono importantissime, seppur con tecniche e repertori diversi, purtroppo troppo a lungo ignorate dall’ambiente accademico ma strettamente correlate all’arpa classica.
Con l’organizzazione di un festival e di seminari anche in Italia si cerca di portare sempre più a conoscenza questi tipi di arpe e repertori, così come è avvenuto con l’arpa celtica, così come avviene con l’unica arpa tradizionale italiana, quella di Viggiano, così come avviene in numerosi festival sparsi per l’Europa ed il resto del mondo in una visione di rete e scambio culturale che porti l’attenzione di un pubblico sempre più vasto sull’arpa e le sue mille declinazioni.