Luigi Milano (Moliterno, 31 agosto 1931 – Potenza, 4 gennaio 2020), era un’anima gentile. Una vita vissuta intensamente, modesta quanto mirabilmente dignitosa; figlio di un’Italia meridionale che ha conosciuto un’emigrazione drammatica quanto coraggiosamente resiliente. Con modi amabili e sorriso bonario, riceveva i suoi ospiti in una piccola stanza gialla posta al piano strada della sua abitazione moliternese. La porta era sempre aperta a tutti: al semplice curioso, allo studente, allo studioso antropologo, all’etnomusicologo, al liutaio, al concertista di grido…tutti accolti con educata e disarmante ospitalità dalla famiglia Milano. Luigi, per gli amici Giggino, durante le interviste era un fiume in piena. Seduto orgogliosamente davanti alla sua arpa “Viggianese” che occupava il centro della stanza, inseguiva i suoi ricordi, ed inframezzava la narrazione con l’esecuzione di brani che pescava via via nella memoria, e la pesca era sempre fortunata. Emozionanti le rimembranze delle prime lezioni di arpa con il nonno Vincenzo Lapenta (arpista girovago negli USA a cavallo tra Ottocento e Novecento), i primi esercizi, il primo repertorio, l’emozione nel ricevere in regalo la prima arpa da parte della madre, gli aneddoti divertenti e quelli penosi, utili a restituire uno spaccato sociale di tempi e difficoltà oggi a noi sconosciuti.Non ha mai accettato l’appellativo di maestro, preferiva definirsi semplicemente “arpaiuolo”, rimarcando così una vocazione musicale “casuale” che umilmente prende le distanze da quelli che definiva i veri professori della musica. Sebbene non fosse in senso stretto “musicante girovago” (studiò da orafo a Napoli e fece anche l’orologiaio, in Italia e all’estero), Milano sviluppò un’attività musicale radicata sul territorio lucano prendendo parte quasi esclusivamente a piccoli gruppi strumentali, impegnati in un repertorio variegato nel segno della tradizione “girovaga”: agro-pastorale, lirico, canzone napoletana, repertorio più moderno aggiornato alla moda dei tempi. Inizialmente utilizzò quasi esclusivamente l’arpa a pedali (l’Erard Fréres a movimento semplice del nonno, ancora in suo possesso) che poi mise da parte per la sua amata arpicédda (arpicedda) la diatonica portativa di derivazione ottocentesca. La tecnica strumentale era influenzata fortemente da modelli colti (come già di Rocco Rossetti, ‘a Tosca, 1926-2004) che attingevano a procedimenti antichi comuni al ‘popolare’ quanto al ‘colto’, come la produzione manuale dei semitoni per esempio; nello stile esecutivo spiccavano quegli aspetti esemplari, propri della cultura musicale popolare del Sud, come il carattere fortemente espressivo dell’esecuzione melodica, la forte accentazione ritmica. La tecnica impiegata si caratterizzava nella mano destra per un ampio uso dello staccato di agilità contemporaneamente ad un uso disinvolto dello “sdrucciolo”; virtuosistico era l’uso dei suoni gravi, quasi tutti preparati e smorzati in posizione fissa, oppure l’utilizzo di scale veloci ed incisivamente scandite con il pollice della mano sinistra; tutto quanto conferiva una esecuzione brillante ed ritmicamente incisiva1. Giacché erede diretto, Luigi Milano è stato un esponente di spicco per il recupero del repertorio e della prassi esecutiva popolare, ma, ancor più, il suo contributo è stato decisivo in quel lungo processo di rivivificazione della più grande tradizione arpistica italiana nel mondo che un’ingiusta quanto incomprensibile damnatio memoriae aveva condannato all’oblio. Instancabile, ha sostenuto con affettuosa attenzione gli sviluppi della Scuola dell’Arpa Viggianese collaborando in diverse occasioni al fianco dei giovani studenti, suoi interlocutori privilegiati. Assieme al compianto Pietro Paolo Montano ha preso parte alle ultime due edizioni degli incontri “Esercizi di Memoria” (voluti dall’Associazione Arpa Viggianese e Comune di Viggiano), lasciando al pubblico e agli studenti una lezione indimenticabile di musica e valori universali. Grazie, Maestro! 1 Per approfondimenti: Sara Sìmari, “Fremer l’arpa ho sentito per via. Tradizione dei viggianesi tra passato e futuro”. In “Tradizione, Didattica e patrimonializzazione della musica popolare”, a cura di Fornoni-Polin, Quaderni del Conservatorio C. Gesualdo da Venosa, II – 2018, ed. 2019, Potenza. (A cura di Sara Simari)
Milano e Montano (esercizi di memoria)
A cura di Sara Simari