Il busto del M°Arturo Toscanini nel chiostro seicentesco del Conservatorio Arrigo Boito di Parma
(nel Museo del Conservatorio si trova lo studio del Maestro Toscanini)
Quando nel 1913 Carlos Salzedo lasciò la sua attività nell’orchestra del Metropolitan Opera, il maestro Arturo Toscanini lo chiamò affettuosamente un “traditore”.
La perdita di uno dei suoi più validi collaboratori gli aveva causato senza dubbio un dispiacere, pur nella consapevolezza che un arpista con quella personalità non sarebbe mai potuto restare a lungo.
I quattro anni di attività in orchestra, non solo avevano consolidato l’amicizia tra i due artisti, ma avevano fornito a Carlos una straordinaria esperienza nella sua formazione di musicista e insegnante.
Eppure, quando il giovane Carlos Salzedo si presentò per la prima volta al cospetto del maestro la realtà fu a dir poco sconcertante.
Si trattava della prima prova della Tosca e già a poche battute dall’inizio il direttore interruppe l’esecuzione mentre tutti gli strumentisti si girarono verso il nuovo, confuso arpista.
L’ispettore d’orchestra, che a quel tempo era Laurier, spiegò a Salzedo che gli orchestrali si erano fermati per protestarlo perché non si era iscritto all’Unione Musicale.
La prova non riprese fino a che il general manager, Gatti Casazza, si offrì di pagare la quota.
A questo imbarazzante esordio, seguì un periodo addirittura persecutorio che lo vide protagonista insieme ad un altro francese dell’orchestra, Marcel Tabuteau, che diverrà più tardi uno dei più grandi oboisti del mondo.
Ogni giorno Toscanini inveiva contro i due giovani novellini, criticando apertamente i loro interventi musicali, e nonostante studiassero assiduamente, continuava a riprenderli.
“Ma cosa c’è di sbagliato? Stiamo suonando veramente al meglio, ma cosa vuole di più? Hai sentito il clarinettista? Lui sì che ha dei problemi e non gli ha mai detto una parola!”, si consolavano l’un l’altro con questi discorsi.
Finalmente, un giorno, esasperati, trovarono il coraggio di affrontare il feroce direttore.
“Cosa possiamo fare, Maestro, per accontentarla? Nulla di ciò che suoniamo è giusto e ce la stiamo mettendo tutta! Studiamo e studiamo fino al limite delle nostre forze, con il massimo impegno, e quel clarinettista, invece, non si può dire che suoni bene, ma Lei non l’ha mai ripreso in alcun modo!”
Toscanini, che era un uomo di poche parole, congedò i due esclamando bruscamente: “C’è speranza per voi, nessuna per lui.”
tratto da “Carlos Salzedo:from aeolian to thunder.” di Dewey Owens – Lyon&Healy Harps , Inc. Chicago, Illinois, USA 1992