Pubblico con grande piacere questo articolo di Sara Simari dedicato alla Rassegna dell’Arpa Viggianese che si è appena conclusa. L’Associazione Italiana dell’Arpa ha creato una partnership con il Comune di Viggiano, presente l’anno scorso a Saluzzo in occasione dell’International Harp Contest e Festival Suoni D’Arpa con una bellissima mostra documentaria a cura dell’Associazione Arpa Viggianese, con un concerto dell’Ensemble della Scuola D’Arpa Viggianese, con una raccolta di musiche della tradizione pubblicate da Ut Orpheus e inserite nel programma del concorso. Quest’anno il Comune di Viggiano offre una borsa di studio di 500 euro per la migliore esecuzione del brano italiano a scelta (categoria Duo con arpa obbligata). Grazie Viggiano, dove tutto parla di arpa! (Emanuela Degli Esposti)
Il Diploma che verrà assegnato a Saluzzo insieme alla borsa di studio
La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato…
Spigolature sulla XI Rassegna dell’Arpa Viggianese
A cura di Sara Sìmari
Giovanni Pascoli la definì Antissa della Lucania, non a torto.
E Viggiano sa offrire ancora oggi ‘arpeggiamenti’ diffusi, in un territorio che ha saputo conservare il suo fascino e che nell’arpa e nella musica ripone il suo riscatto.
Dalla storia plurisecolare e simbolo incontestabile di questo angolo d’Italia, i Viggianesi – musicanti girovaghi – in ogni remota terra hanno contribuito a diffondere l’amore per il più dirozzante e innocente dei piaceri, la musica.
A Viggiano tutto parla di arpa. E in un certo periodo dell’anno ancor di più. È questo il tempo in cui si svolge la “Rassegna dell’Arpa Viggianese” che, come tradizione, la prima settimana di Agosto invade armoniosamente il piccolo centro lucano.
A tutti gli ospiti, Viggiano regala continue sorprese. Ogni passaggio, ogni vicolo è intriso di reminiscenze, testimoni i suoi celebri portali di pietra. Ma potrà anche capitarvi di mangiare in un ristorante dedicato ad Alberto Salvi, oppure di visitare laboratori di liuteria dove valenti artigiani riproducono l’antica arpicèdda, oppure di dimorare nella casa che fu dei Paoliello-Salvi, e in altri alloggi da cui fanno capolino vecchi spartiti e foto d’epoca, oppure in un hotel dove ad accogliervi all’ingresso è proprio un’arpa e in cui potrete scorgere arpe dappertutto, dai piatti decorati con modiglioni e cordiere, al sapone, alla carta intestata. Per mangiare? Un risotto o una pizza “dell’arpista”. E poi, non potrà mancare il souvenir: un selfie con la statua bronzea del “Monumento all’Arpista”!
La “Rassegna dell’Arpa Viggianese” è promossa dall’Amministrazione Comunale di Viggiano, da quest’anno con la collaborazione dell’“Associazione Arpa Viggianese”.
Giunta alla XI edizione mantenendo negli anni un costante standard qualitativo, la Rassegna non è solo una carrellata di concerti ma un modello, un progetto musicale che guarda al mondo dell’arpa con sana curiosità nello sforzo di cogliere e salvaguardare tradizione, novità, creatività, pluralità, perfettamente in linea con la storia musicale locale.
Uno spazio particolare è stato riservato ai giovani, molte le attività didattiche connesse che hanno preceduto e concluso questa grande festa dell’arpa, a conferma di un autentico interesse e sostegno ai giovani emergenti, tutto in continuità con altre azioni dell’Amministrazione viggianese che proprio quest’anno ha istituito una borsa di studio nell’ambito del 8th International Harp Contest in Italy “Suoni d’Arpa” 2018.
E all’insegna della giovinezza e del talento è stata inaugurata la Rassegna 2018.
Noelia Cotuna, arpista spagnola appena diciottenne, ha catturato tutti i presenti con il suo magnetismo fatto di destrezza, intensità espressiva, eleganza e tenerezza. Nella sala della biblioteca comunale, anche i ritratti di Victor Salvi, Salvatore M. De Stefano, Leonardo De Lorenzo e tanti altri artisti di origini viggianese, sembravano ammirare i virtuosismi di un programma musicale che pochi altri arpisti possono vantare – un brano per tutti, Il Carnevale di Venezia, Op. 38 di Vincenzo Maria Graziani e i suoi famigerati glissati di suoni armonici -. Meritata la standing ovation.
Sempre venerdì 3 Agosto, ma alle ore 21,00, è stato l’Ensemble Barocco di Napoli ad aprire la serata con un programma dal titolo evocativo, La suave melodia. Formato da tre autentici specialisti, tra i migliori italiani in campo internazionale – Tommaso Rossi ai flauti, Chiara Granata all’arpa barocca e Ugo Di Giovanni all’ arciliuto -, il gruppo ha presentato un prezioso programma di ‘Follie’, danze e sonate barocche tra Napoli e Spagna. Le eleganti esecuzioni dal suono luminoso e morbido, unite alle evidenti connessioni tra repertorio popolare e musica barocca, non saranno sfuggite al numeroso pubblico presente che ha tributato agli artisti lunghi e calorosi consensi.
A chiudere la serata, un duo i cui tratti distintivi potrebbero sintetizzarsi in ‘dinamismo e passione’. Formato dai giovanissimi Agatha Bocedi e Andrea Coruzzi, arpa e fisarmonica, il Duo ha presentato un programma ‘di confine’ – come definito dalle vivaci ed anticonformistiche presentazioni del Coruzzi – in cui confluivano trascrizioni di brani molto noti di varia provenienza, epoca e genere, che intingevano nel repertorio sudamericano, nel folk italiano fino ad una rivisitazione di estratti dalle ‘Stagioni’ di Vivaldi; il tutto arrangiato dai due talentuosi esecutori che con la loro coinvolgente energia hanno saputo conquistarsi un lunghissimo applauso.
La seconda serata ha condensato due grandi culture musicali, amatissime in tutto il mondo: canzone napoletana e folklore argentino.
La proposta del trio, composto da Susanna Bertuccioli (arpa), Anna Granata (voce) e Filippo Pedol (contrabbasso), riassume l’oggetto musicale nell’eloquente titolo ‘Funiculìfuniculharp’, espresso in un mix raffinatissimo dei ben noti temi partenopei con contaminazioni jazz e canoni colti. Grande la padronanza tecnica ed espressiva dei tre musicisti, cui si aggiunge una originalissima quanto elegante elaborazione del materiale musicale a firma di Susanna Bertuccioli.
Non meno interessante è stato il repertorio proposto dal Duo Lahoz-Lahoz, ma sarebbe più giusto parlare di Trio. Gli artisti in scena erano infatti tre: due musicisti, Emmanuel Lahoz (arpa) e Rodolfo Lahoz (chitarra), e una pittrice, Anne d’Aressy; tutti impegnati nel sinestetico “Concert peinture”. Magnetica la performance nella sua interezza, due le parti musicali, due le tele realizzate estemporaneamente. Una prima parte dedicata al repertorio popolare argentino, quello più autentico, profuso in un’atmosfera intima sempre pronta a passare dalla serenità al turbamento, e una seconda parte dedicata esclusivamente al tango, da Gardel a Piazzolla, che ha conferito maggiore risalto al tocco adamantino di Emmanuel.
Copiosi applausi hanno chiuso anche questo appuntamento, un bell’esempio che premia la creatività umana mettendo in risalto la duttilità dell’arpa.
Pubblico entusiasta anche per la terza ed ultima serata della Rassegna che, come consuetudine, accosta ad un artista ospite i padroni di casa.
Ad aprire il concerto è il Duo formato da Marianne Gubri e Paolo Borghi, con una moderna quanto originale formazione composta da arpa e hang; due strumenti molto diversi eppure così affini, che nelle mani esperte degli esecutori, sempre in grande sintonia tra loro, hanno evocato con intelligenti creazioni di suoni morbidi e sinuosi le atmosfere rarefatte di mondi onirici.
E infine, eccolo, l’Ensemble della Scuola d’Arpa Viggianese. Nuova la formula proposta per questa edizione, una performance che combina musica e parola i cui obiettivi si sommano e valicano quelli squisitamente musicali per diventare strumento educativo e divulgativo. Affidati alla sensibile declamazione dell’attrice Giulia Gambioli, i testi selezionati, sempre intersecati con la musica, hanno parlato agli ascoltatori degli antichi padri, delle loro storie di vita e di musica. Preziose le originali cronache ottocentesche e i racconti autobiografici, quanto le testimonianze commoventi di scrittori e poeti romantici tra i quali l’italiano Pietro P. Parzanese e il catalano Jacint Verdaguer. Una carrellata di brani suggeriti dal ricco repertorio degli arpisti girovaghi- mediatori culturali ante litteram – costituiva il programma musicale, accresciuto da sempre nuove entusiasmanti ‘scoperte’ e da un doveroso omaggio a Rossini.
“[…] da diciassette anni viaggio con quest’arpa sulla quale il mio avo suonò i canti di Cimarosa e di Jommelli, e mio padre mi insegnò i canti di Mercadante e Rossini”.»
G. Regaldi, 1848.
Un pubblico assorto ha premiato con prolungati e reiterati applausi i giovani artisti, tutti impegnati in esecuzioni accurate e trascinanti, pervase da una forte carica emotiva. Impossibile non rimanerne conquistati. Mi piace riportane tutti i nomi: Bianchi Antonio, De Lorenzo Samuele, De Gregorio Martina, Claudia Falcone, Giulia Moraca, Moscogiuri Matteo, Dafne Nardella, Antonella Pecoraro, Caterina Setaro, Francesca Stella, Torres Irene (arpe), Magda Muscia (flauto), Andrea Lombardo (percussioni) e Antonio De Paoli (violino). L’Ensemble è preparato da Sara Sìmari e Lincoln Almada, e proprio quest’ultimo si è cimentato in un piacevole fuori programma al momento del bis.
Tutti i concerti hanno visto la presenza assidua del sindaco Amedeo Cicala, il vicesindaco Enza Pugliese e l’assessore alla cultura Paolo Varalla. Quest’ultimo ha anche seguito entusiasticamente il prosieguo delle attività didattiche, laboratorio di creatività con M. Gubri, e la II edizione di ‘Esercizi di Memoria’ con gli specialissimi ospiti Luigi Milano e Pietro Paolo Montano. Un’altra bella storia da raccontare alla prossima occasione.